
Il Circolo Ufficiali delle Forze Armate d'Italia, Villa Savorgnan di Braza’, cornice storica di Palazzo Barberini di Roma, ha ospitato dal 9 al 16 maggio l’importante vernissage dal titolo I Colori dell’Incanto del pittore Salvo Caramagno. Il noto artista catanese, presente da oltre trent’anni nel panorama culturale italiano, grazie all’uso attento del colore, all’esasperazione delle forme e dei soggetti delle sue opere e alla rappresentazione della tradizione figurativa popolare, è stato paragonato addirittura al pittore cinquecentesco Pieter Brueghel il Vecchio. Oltre alle innumerevoli mostre allestite al livello nazionale ed internazionale, il suo itinerario artistico, lo porta ad essere definito uno dei più conosciuti maestri del muralismo italiano. Le sue opere inoltre sono state utilizzate per l’allestimento degli studi televisivi di alcune delle più importanti trasmissioni Rai e da diverse case editrici per illustrare le copertine di numerosi volumi. Abbiamo incontrato il maestro Salvo Caramagno, presso i locali in cui è ospitato il suo vernissage e abbiamo avuto con lui un interessante conversazione sulla sua arte e le sue opere.
Da dove nasce la sua ispirazione artistica e come si è evoluta nel corso degli anni?
"Sono un autodidatta, sin da bambino ho avuto il desiderio di esprimermi, di raccontare le cose che mi circondavano attraverso il sogno, non ho mai dipinto dal vero, ho sempre assorbito ciò che mi circondava e l’ho trasferito su tela secondo le mie emozioni e secondo il mio modo di vedere la vita. Questo mio stile quindi, è nato quando avevo sedici anni, poi si evoluto e arricchito, ma è stato il mio linguaggio da sempre. Un’artista ha la fortuna di esprimersi, ma deve arrivare a farlo con la massima naturalezza. Dipingere, come parlare, deve essere una cosa istintiva, naturale. Se il pittore riesce a comunicare in questa maniera così diretta vuol dire che ha raggiunto una sua maturità artistica. Naturalmente la pittura non viene dal nulla, ho studiato lo stile e le tecniche dei maestri del passato, il mio linguaggio pur essendo semplice, va oltre, racchiude la mia esperienza e tutto ciò che ho appreso negli anni”.
Parliamo dei suo murales, ne ha fatti centinaia, in ogni regione italiana, cosa l’ha spinta ad intraprendere questa esperienza?
"Ad un certo punto della mia vita, ho deciso di abbattere i muri del mio atelier e scendere in strada. Realizzare murales vuol dire incontrare la gente, permettere alle persone che abitualmente non entrano in una galleria d’arte di vedere la genesi di un’opera, dal primo abbozzo al completamento. Si instaura un rapporto interrelazionale tra il pittore e le persone che lo circondano. In un epoca in cui una certa pittura è diventata piuttosto elitaria, in quanto capita e fruita solo da pochi, il mio vuole essere un ritorno ad una dimensione popolare della pittura. Uso però la parola popolare non in senso riduttivo ma nel senso che con le mie opere mi rivolgo e cerco di farmi capire da tutti”.
Dal punto di vista tecnico si notano le sue forme importanti e l’uso caratteristico del colore. Da cosa deriva questa scelta stilistica?
"Tendo a rappresentare gli oggetti o i personaggi esasperando le forme perchè voglio dare una grossa valenza all’elemento plastico oltre che coloristico. I miei personaggi diventano come delle grandi strutture dove la forma ha un importanza rilevante. Do molta rilevanza poi ai colori che devono colpire l’animo e l’occhio della gente. Io dico sempre che i colori per me sono come delle note di una melodia che deve arrivare dritta al cuore di tutti”.
I suoi temi, infine, sono carichi di riferimenti alla sua terra e alle tradizioni, una pittura semplice ma ricca di simbolismi e riflessioni profonde.
"I messaggi che io voglio dare sono semplici ed essenziali. I miei temi fondamentali sono la famiglia, l’amore, il lavoro, le cose più importanti della vita. I temi sono quelli legati alla mia terra, noi siciliani anche se siamo lontani dalla nostra terra, qualsiasi cosa facciamo come artisti, siamo riconoscibili perché i colori, la forza della nostra natura ci porta ad avere questo marchio di fabbrica. Chi vede il sole siciliano, è come chi guarda una lampadina e quando chiude gli occhi continuerà a vedere il filamento impresso nella sua pupilla. Per i siciliani è così, anche lontani dai loro luoghi prima o poi questa luce che hanno dentro torna brillare”.
In foto un dipinto di Salvo Caramagno dal titolo:
Sul CarrettoSe volete visitare il sito del maestro cliccate qui:
www.salvocaramagno.com